I CINESI ADOTTANO UNA GUGLIA DEL DUOMO: “LASCIAMO UN SEGNO”
La comunità cinese ha deciso di «lasciare un segno» tangibile della sua presenza nella città. E che cosa c’è di meglio se non dare un contributo per la riqualificazione di un «simbolo» di Milano come il Duomo? Così una rete di cento imprenditori, riuniti in un’associazione senza scopi di lucro, la Italian Chinese Business Association che si presenterà sabato alla città, ha infatti deciso di sostenere la campagna avviata dalla Veneranda Fabbrica del Duomo diventando uno dei Grandi donatori dell’iniziativa lanciata per raccogliere i fondi destinati al restauro della cattedrale.
Centomila euro la cifra messa a disposizione: la guglia adottata è centrale, sul tetto del Duomo, proprio in direzione del Palazzo Reale. I dettagli saranno poi divulgati la prossima settimana in una conferenza stampa alla quale parteciperanno oltre al presidente della Veneranda Fabbrica, Angelo Caloia, anche il presidente della Italian Chinese Business Association, Aibin Mao e il vice Presidente Wenxu Chen. La partecipazione all’iniziativa “Adotta una guglia” rappresenta per la Veneranda Fabbrica del Duomo l’inizio della nuova strategia a livello internazionale con cui l’ente intende ‘incrociare’ la sensibilità di altri Paesi nei confronti del patrimonio del Duomo. La Italian Chinese Business Association nasce come progetto di cooperazione, tra Italia e Cina, finalizzato ad un interscambio commerciale, culturale e industriale tra operatori di categoria e imprenditori.
«Sono contento e molto orgoglioso del progetto di adozione di una guglia del Duomo da parte della comunità cinese, progetto al quale abbiamo lavorato per un anno», racconta Stefano Di Martino, ex consigliere comunale, da sempre vicino alla comunità nel ruolo di ambasciatore (attribuitogli a Pechino nel 2008) per “l’amicizia del popolo cinese del mondo”. «È un segnale importante dalla comunità cinese che vuole contribuire alla vita della città in cui si è stabilita da tanto tempo, vive, lavora e cresce i propri figli, pur senza recidere i legami con il Paese d’origine».