L’ADDIO AL CALCIO GIOCATO DI ANDREA PIRLO
Finisce come aveva iniziato. Con classe.
“A 38 anni è giusto dare spazio ai ragazzi. No, non sono arrabbiato. Anzi do una mano agli altri e all’allenatore”. Andrea Pirlo lascia il calcio così. Da Maestro qual è stato. “Cosa farò? Non so se farò l’allenatore. La scintilla non mi è ancora scattata. Starò a casa con la famiglia. Giocherò a golf e a tennis”.
Con la standing ovation promossa da Patrick Vieira che lo ha mandato in campo al 90’, Pirlo ha chiuso tra gli applausi una carriera eccezionale. L’ultima stagione è stata condizionata dai dolori ad una cartilagine di un ginocchio, che gli ha fatto saltare 15 sfide di regular season su 32. L’anno scorso aveva giocato sempre, segnando 1 gol e servendo 11 assist.
“Pirlo è un leader silenzioso. Parla con i piedi”, l’ha definito Marcello Lippi, suo commissario tecnico nel Mondiale del 2006 vinto in Germania. Andrea segnò contro il Ghana con un tiro da fuori nella prima sfida e contro la Francia dal dischetto nella finale vinta ai rigori.
Nato il 19 maggio del 1979, Pirlo è cresciuto nel Brescia, debuttando in A a 16 anni. Poi Inter, Reggina, ancora Inter, ancora Brescia (con Baggio e Mazzone, nel 2000-01), Milan (e trionfi in serie: due scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa italiana, due Champions League, due Supercoppe Uefa) e Juventus (altre vittorie: quattro scudetti, due Supercoppe italiane e una Coppa Italia). Primatista di presenze (37) e di reti (15) con la maglia della Under 21 (con la quale ha anche vinto un Europeo), insieme a De Rossi e Balotelli è uno dei tre giocatori ad aver segnato almeno una rete in ognuna delle tre principali competizioni calcistiche disputate dall’Italia (il Mondiale, l’Europeo e la Confederations Cup). Campione del Mondo nel 2006, ha disputato 3 Mondiali, 3 Europei e 2 Confederations Cup. Nel 2003 si è piazzato al quinto posto nel Pallone d’oro.