LAVEZZI E YANINA: DA MARECHIARO ALLA SENNA CON NAPOLI NEL CUORE. MA PARIGI VALEVA UNA MESSA?
Ve lo ricordate l’incipit di “Ricomincio da tre”, un film che è rimasto scolpito nei nostri cuori? Lello Arena che urla a squarciagola, chiama Gaetano (Massimo Troisi). Sullo sfondo si vedono i palazzi puntellati di una Napoli ferita dal terremoto, città nella quale si rimane intrappolati, senza stimoli, senza prospettive di lavoro e di vita e si decide di “emigrare”. Per andare dove? Al nord, a Firenze. Un dramma che Massimo Troisi ci fa vivere con ironia e che Lello Arena suggella con una frase che a molti di noi è rimasta impressa, tanto è vero che spesso la usiamo quando qualche amico, qualche familiare ci lascia, se ne va: “Chi parte sa da che cosa fugge ma non sa che cosa cerca”. E dev’essere successa la stessa cosa a Ezequiel Lavezzi meglio conosciuto come il Pocho. A Napoli ci stava da Dio. Veniva venerato quasi fosse un Padreterno. La torcida azzurra cominciava (scusate la blasfemia) a considerarlo una sorta di Maradona in terra. Poi all’improvviso, per motivi che nessuno ha compreso e che nessuno ha voluto svelare (non lo ha fatto De Laurentiis, non ne parla Lavezzi), Pocho se n’è andato a Parigi. Per soldi? Certo, guadagna molto di più che a Napoli? Perché era stufo di Napoli? Forse, si sentiva in gabbia, troppo affetto lo stritolava, lo costringeva ad una vita da recluso a Villa Corsicato a Marechiaro. Oddio, non è che facesse una vita di merda, ma non sarà stato facile tutti i giorni percorrere Marechiaro-Castelvolturno schivando assalti di tifosi e tifose. Si dice che è il prezzo da pagare sull’altare della popolarità. Può darsi. Il Pocho e il presidente del Napoli prima o poi spiegheranno se la fujuta (la fuga) di Lavezzi è stato affare di vil moneta o se invece c’è dietro, sotto o sopra questa storia qualcosa di diverso. In ogni caso Pocho da Parigi benchè provi a spiccicare qualche parola in francese continua ad incazzarsi in napoletano, continua a dire parolacce parte in argetino e parte-nopeo e continua a sentire tutti i santi giorni gli amici lasciati a Napoli e i suoi ex compagni di squadra, oggi a Pechino in attesa dello show down finale della supercoppa italiana.
Qualcuno ha anche messo in relazione la fuga del Pocho a Parigi con il lavaggio del cervello che gli avrebbe fatto la bella (o bona, fate voi) Yanina Screpante, scippata come capita a tanti a Napoli e dunque tanto incazzata contro questa “città di merda” da convincere il compagneros ad emigrare sotto la Torre Eiffel, alla corte dello sceicco. Sappiamo che non è così. Anche perché questa bella figliola di Yanina, a parte l’incazzatura dello scippo e l’epiteto rivolto alla città quand’era incazzata, ama Napoli e sarebbe volentieri rimasta. Però il Pocho ha deciso diversamente. La sua unica spiegazione è stata “consideravo finito il mio ciclo a Napoli”. Yanina in questi giorni è a Napoli. Sta ultimando il trasloco di tutti i mobili e le suppellettili, destinazione Parigi. La si vede in giro per ristoranti e sul lungomare a fare una corsetta. Tra un paio di giorni tornerà a Parigi, ma ha fatto sapere che spesso, anche da sola, verrà a Napoli perché è una città che le è rimasta nel cuore. Alla giornalista del Corriere del Mezzogiorno, Monica Scozzafava, Yanina non fa mistero che “Napoli è la città ideale per me, per il caldo, i colori, il rumore del mare, l’arte, la bellezza, la tradizione, i musei”. Però è andata diversamente. Yanina e Pocho che si sono amati guardando la luna che si tuffava nelle acque di Marechiaro oggi convivono in una casa lungo la Senna, località Neuilly. Lo so, non vi dice niente questo posto, ma è dove vive il Pocho. Comunqe, ora vive a Parigi, dove si troverà bene ma sempre rimpiangerà Napoli perché, come dice Alessandro Siani a Claudio Bisio nel film Benevenuti al Sud, “quando un forestiero arriva al sud piange due volte, quando arriva e quando parte”. E il Pocho ha pianto e tanto per essere stato costretto a lasciare Napoli.